martedì 10 marzo 2015

#Racconto ~ Prospettive Differenti PAG.2

Ecco il mio primo racconto ad "episodi" pubblicato sul canale. 
Ho appena condiviso su Youtube la seconda pagina di questa storia che ho notato entusiasmarvi.
Sotto vi ho scritto il testo.
Spero vi piaccia! 

Un bacione dalla vostra pseudoscrittrice



Prospettive Differenti

PAG.2


Incrociai prima lo sguardo con mia mamma che era davanti alla finestra e poi, alle sue spalle, con quegli esseri che sorridendo si comportavano come se si trattasse di una normale giornata di lavoro. Fu questa la mia impressione.
Eravamo paralizzate. Era inutile evadere. Ormai sapevano di noi; può darsi che l’avessero saputo fin dall’inizio.
Nel frattempo uno di loro era entrato, ci aveva raggiunte. Solo uno. Gli altri stavano continuando a chiacchierare all’esterno. Ci osservò. Io tornai in sala, mi misi di fronte a lui. Lo osservammo: sembrava simile a noi, tranne per l’altezza. Però era un fattore comune negli uomini di colore. Sembrava un militare: era rasato e prestante con una postura rigida tuttavia un’ambigua espressione rassicurante. Possedeva una divisa, non era mimetica, era blu scuro. Era una tuta intera con degli stemmi uguali su entrambe le braccia. Non li riconobbi. D’altronde la mia conoscenza tecnica delle autorità giudiziarie era pari a zero.
Guardai mia sorella e capii che le mie perplessità erano le medesime sue.
Parlò, parlò sussurrando una lingua straniera. Poteva essere latino eppure non mi convinceva. La mia attenzione ricadde sull’auricolare che aveva nell’orecchio destro. Era davvero un auricolare?
“Non capiamo” dissi. Lui ripeté. Guardai nuovamente mia sorella. Lei aveva studiato più di me.
“È un misto. C’è qualcosa che ricorda il latino ma anche altro… non saprei…” rifletté un paio di secondi “credo voglia sapere come ci chiamiamo”.
Era calmo. Ciò mi tranquillizzava. Avevo abbassato lo sguardo per osservare mia mamma che taciturna chiudeva i gatti nella portantina. Molto lentamente.
Lui provò ad utilizzare i gesti. Lì, capimmo che non era affatto come noi. Non era terrestre. Era evidente che non era loro usanza utilizzare la voce per farsi comprendere perché usando solo il labiale aveva una maggiore dimestichezza nel trasmettere il messaggio. L’auricolare probabilmente serviva a sentire la propria voce: erano sordi? Ecco perché prima stava sussurrando! Faceva fatica ad emettere l’accento. Prima non avevo ben valutato il fatto per la tensione che avevo in corpo.
Quindi emessi una naturale risatina nevrotica. Le pupille dopo una fugace occhiata a mia sorella si appiccicarono su di lui.
“Io Altea” pronunciai indicandomi.
“Lei Zoe” puntai il dito sulla ragazza che mi stava accanto.
“Tu?” Il mio braccio non si estese molto; per precauzione ero rimasta a distanza.

“Cosa volete da noi?” Urlò sbigottita mia mamma interrompendo il dialogo.

CONTINUA...

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