Ecco il mio primo racconto ad "episodi" pubblicato sul canale. Nel video trovate alcuni dettagli sull'origine del testo e la narrazione della prima parte della storia. Sotto invece vi ho scritto il testo.
Spero vi piaccia!
Un bacione dalla vostra pseudoscrittrice
Prospettive Differenti
PAG.1
Era un giorno qualunque. Un pomeriggio appena aperto. Un
inattivo mercoledì di inizio anno. Quando udii dei rumori molesti, strani. Un
vociferare anomalo che dal cancello si propagava verso il centro del cortile.
Improvvisamente, vedendo l’ansia negli occhi di mia madre,
l’istinto mi disse di radunare tutti in bagno. Presi quindi mia mamma e mia
sorella e ci chiudemmo a chiave. Attendemmo. Suoni di passi, forse di stivali
tozzi, irruppero in casa. La porta era rimasta aperta, non avevamo nemmeno
pensato di sigillarla. Se erano entrati con tanta facilità nella corte, nulla
li avrebbe fermati dall’abbattere una vecchia cigolante porta in legno. Erano
numerosi. Non sapevo chi fossero. Mia mamma li aveva intravisti ma al momento
non le chiesi nulla. Eravamo in guardia. Scrutavo dalla serratura mentre in
silenzio la famiglia ascoltava ed aspettava. Purtroppo lo spioncino era troppo
piccolo per riconoscerli e nemmeno la prospettiva era d’aiuto. Allora mi
spostai e tornai eretta. Stavano setacciando casa.
Ma da dove erano arrivati? Non mi porsi la domanda “cosa
volessero” perché era palese. Volevano noi, volevano ognuno di noi. Erano
entrati in ogni appartamento e li avevano condotti all’esterno per poi portarli
in chissà quale luogo. Provammo a non fiatare finché non se ne furono andati.
Successivamente, sempre chiusi nella stanza, riflettemmo sul da farsi. Dovevamo
scappare da lì: eravamo in trappola.
Inoltre per quale motivo non avevano forzato la porta? Non
avevano nemmeno tentato di entrare. Non aveva molto senso controllare tutte le
mura tranne queste. Non ci dovevo pensare! Dovevamo agire e subito. Forse
qualche vicino si era salvato come
noi. Avremmo potuto varcare il cortile
per raggiungerlo e… In seguito fare cosa? Non ci pensammo. Bisognava muoversi.
Senza farsi vedere né sentire.
Esplorai, aprendo leggermente la porta. Non c’era nessuno
perciò uscimmo in salotto. Avevamo concordato di recuperare le cose più
importanti. Poche cose che sarebbero rientrate negli zaini. Prima di tutto i
gatti!
“Saranno scappati quando hanno aperto la porta” disse mia
madre. Per nostro grande sollievo li trovammo proprio sotto i nostri occhi.
Erano sul divano accucciati tra due cuscini e dormivano tranquilli. Dunque mia
mamma corse immediatamente a recuperare la portantina. Mentre io, rimasta ad
accarezzare i miei due micetti, pensavo a quanto fosse estremamente curioso che
i sottoscritti non si fossero alterati dalla presenza di estranei. Nemmeno la
femmina che scappava ogni qualvolta vedeva un piede che non appartenesse alla famiglia.
Lasciai perdere i dubbi e andai a riempire lo zaino di materiali di prima
necessità.
In cameretta mi accorsi che le figure che avevano invaso la
nostra monotonia erano ancora presenti. Mediante la finestra del salone che era
proprio parallela alla porta sotto la quale stavo, li vidi in cortile. Le
tapparelle erano rimaste alzate. Preoccupate ci eravamo dimenticate di
abbassarle. Muta mi giustificai con me stessa dicendo che sia lo strepito che
la tapparella bassa li avrebbe attirati. Non ci eravamo accorte che erano rimasti
fuori. Possibile?
CONTINUA...
CONTINUA...
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